Differenza tra Lavoro Autonomo Occasionale e Abituale

Differenze tra Lavoro Autonomo Occasionale e Abituale: Impatto Fiscale e la Regolamentazione per Iscritti ad Albi Professionali

Il Lavoro autonomo occasionale

Il lavoro autonomo occasionale, di cui all’art. 2222 del codice civile, certificato tramite la ricevuta contenente una ritenuta d’acconto del 20% quando il lavoro è prestato nei confronti di un soggetto passivo d’imposta (titolare di partita iva, società, associazione…), è caratterizzato dall’esercizio di un’attività sporadica in cui sono assenti i requisiti di professionalità e abitualità.

 

Il lavoratore autonomo occasionale presta la propria attività per il committente senza coordinazione di lavoro e impiego di mezzi. Non esiste un volume di compensi che contraddistingua il lavoro autonomo occasionale. La soglia di compensi annui di € 5.000, che qualcuno utilizza per individuare il lavoro autonomo occasionale, è del tutto errata in quanto non esiste nessun riferimento di tipo fiscale a tale importo.

 

L’unico riferimento riguarda l’obbligo di iscrizione e contribuzione alla Gestione separata dell’INPS qualora il lavoratore autonomo occasionale percepisca un compenso superiore alla predetta soglia.

 

I compensi derivanti dall’attività di lavoro autonomo occasionale rientrano tra i “redditi diversi” di cui all’art. 67 del TUIR e devono essere dichiarati nel Quadro RL della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche.

Nel momento in cui la prestazione professionale è eseguita dal lavoratore non più in maniera sporadica ma in maniera abituale, regolare, sistematica e ripetitiva viene meno il requisito dell’occasionalità e, ai sensi dell’art. 53 del TUIR, tale reddito è inquadrato in quello di lavoro autonomo.

 

Tale norma precisa che per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di attività di lavoro autonomo.

In questo caso, ai fini delle imposte indirette, il lavoratore è anche obbligato ad aprire la partita iva  in quanto l’imposta sul valore aggiunto si applica tra l’altro alle prestazioni di servizi effettuate nel territorio dello Stato nell’esercizio di arti e professioni.

 

 Laddove, per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo da parte di persone fisiche.

 

I compensi derivanti dall’attività di lavoro autonomo devono essere dichiarati nel Quadro RE della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche (contabilità semplificata ) e il contribuente dovrà redigere anche la dichiarazione IVA. 

 

Qualora vi sono i requisiti per adottare il regime contabile forfettario i compensi andranno dichiarati nel Quadro LM della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche che prevede l’applicazione di un'imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali e non prevede la redazione della dichiarazione IVA in quanto in tale regime è esclusa la rivalsa dell’IVA nei confronti dei committenti.

 

Iscritto ad un albo professionale e lavoro autonomo occasionale?

Chiarita la differenza fra lavoro autonomo occasionale e lavoro autonomo abituale che obbliga all’apertura della partita IVA soffermiamoci sulla possibilità, da parte di un professionista iscritto ad un albo (medico, psicologo, ingegnere, …), di poter eseguire la propria prestazione professionale certificata da una ricevuta di lavoro occasionale. L’Agenzia delle Entrate si è espressa più volte negando questa possibilità (risoluzione 19 ottobre 2015, n. 88\E, Risoluzione 15 luglio 2020 n.  41/E) . Secondo l’interpretazione dell’Amministrazione finanziaria, l’abitualità dell’esercizio professionale è insita nella volontaria iscrizione del professionista nell’albo. In altre parole, un professionista che si iscrive ad un albo non può esercitare la professione senza aprire la partita iva in quanto, secondo l’Agenzia delle Entrate,  l’iscrizione risulta “….indicativa, infatti, della volontà del professionista di porre in essere una pluralità di atti coordinati e finalizzati all’esercizio della professione.”

 

In conclusione, l'analisi del lavoro autonomo occasionale sottolinea la sua natura sporadica e la sua gestione flessibile, che lo differenzia nettamente dal lavoro autonomo abituale. La necessità di discernere tra queste due modalità non solo chiarisce il quadro normativo per i contribuenti, ma sottolinea anche l'importanza di una comprensione accurata delle disposizioni fiscali. L'amministrazione fiscale, con la sua posizione sull'obbligo di apertura della partita IVA per i professionisti iscritti ad un albo, conferisce chiarezza e certezza sulle procedure da seguire.

 

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Team Fiscoeasy

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